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Biografia – MARCO PUCCINELLI PHOTOGRAPHER

Biografia

Marco Puccinelli

Vivo a Lucca, dove ho insegnato Storia dell’Arte per molti anni e da sempre mi occupo di fotografia.
       Dopo la laurea in Architettura, ho continuato a seguire la mia vocazione fotografica coniugandola con l’attività professionale come architetto e poi come insegnante.
        Per il resto la mia è stata una ricerca solitaria con progetti che ho portato avanti con determinazione ma che talvolta non hanno avuto esito positivo. Tra le iniziative che ricordo più volentieri un calendario,  pubblicato nel 1991 dal più importante istituto bancario. Soggetto: le mura della mia città, Lucca.
       Ho da sempre coltivato la foto di viaggi. Con maggiore consapevolezza in questi ultimi anni. Per me la fotografia, parafrasando Henri Cartier-Bresson, maestro di tutti noi, è sintesi di tempo, spazio e colore. Fotografare durante un viaggio è un modo di incontrare il mondo e di aprirsi agli altri. Nel rispetto delle diversità di ciascun essere umano.
       Amo gli scatti in cui compaiono le persone, perché la fotografia è capace di cogliere nei loro volti il loro vissuto, la loro storia, che è la storia di tutti, indipendentemente dal colore della pelle, dalla razza, dalla religione.
       Nella mia formazione mi ha aiutato lo studio dell’opera di William Klein, che ci fa capire come con il grandangolare si possa entrare nell’anima della gente; anche l’opera di Eugene Smith e quella di Sebastiao Salgado  sono stati molto importanti per me per il loro impegno civile, il rispetto degli altri e la capacità di coinvolgere e di emozionarci. Un fotografo che sento “vicino” è Steve McCurry e mi viene spontaneo seguire il suo pensiero: “Viaggio e fotografia sono sempre stati intrecciati. Abbiamo così poco tempo da vivere in questo mondo che non riesco a pensare a un uso migliore del mio tempo, se non quello di sfruttarlo per viaggiare, per fotografare, per vivere esperienze diverse in luoghi differenti. Per me non c’è niente di più importante di questo”.

 In questi ultimi anni mi sono dedicato alla realizzazione di mostre in varie città della Toscana, Lucca, Capannori, Livorno e Firenze, e alla pubblicazione di libri fotografici soprattutto sull’Africa dal momento che faccio parte di due associazione che  hanno interessi e si impegnano in Africa. Sono l’associazione umanitaria Lucca-Tuareg che si occupa di interventi di solidarietà nel Nord del Niger e un’ associazione culturale, la sezione Auser Sesto dell’Istituto Storico lucchese, che si occupa di iniziative per far conoscere l’Africa in memoria dell’esploratore lucchese Carlo Piaggia, vissuto nella seconda metà del 1800.

Nel settembre 2020 ho allestito una mostra nella chiesa lucchese di S. Cristoforo avente come soggetto “La luminara di Santa Croce nel tempo”, il più importante evento, religioso e non solo, di Lucca con foto che ho ripreso  dagli anni ottanta fino al 2019.

Marco Puccinelli

BIOGRAPHY

I live in Lucca, where I have been teaching History of Art for many years and have always been involved in photography.

       After graduating in Architecture, I continued to follow my photographic vocation by combining it with my professional activity as an architect and then as a teacher.

        For the rest, mine was a solitary research with projects that I carried out with determination but which sometimes did not have positive results. Among the initiatives that I remember most gladly a calendar, published in 1991 by the most important banking institution. Subject: the walls of my city, Lucca.

       I have always cultivated travel photography. With greater awareness in recent years. For me photography, to paraphrase Henri Cartier-Bresson, master of all of us, is a synthesis of time, space and color. Photographing while traveling is a way of meeting the world and opening up to others. Respecting the diversity of each human being.

       I love the shots in which people appear, because photography is able to capture in their faces their experience, their history, which is the story of everyone, regardless of skin color, race, religion.

       In my training, the study of William Klein’s work has helped me, which makes us understand how with the wide angle one can enter people’s souls, also the work of Eugene Smith and that of Sebastiao Salgado were very important for me for their civic commitment, respect for others and the ability to involve and excite us. A photographer I feel “close” is Steve McCurry and it comes naturally to me to follow his thought: “Travel and photography have always been intertwined. We have so little time to live in this world that I can’t think of a better use of my time than to use it to travel, to photograph, to have different experiences in different places. For me, there is nothing more important than this “.

          In recent years I have dedicated myself to the realization of photo exhibitions in various cities of Tuscany, Lucca, Capannori, Livorno and Florence, and to the publication of photographic books especially on Africa since I am part of two associations that have interests and are committed to Africa. They are the Lucca-Tuareg humanitarian association that deals with solidarity interventions in Northern Niger and a cultural association, the Auser Sesto section of the Lucca Historical Institute, which deals with initiatives to make Africa known in memory of Lucca explorer Carlo Piaggia, who lived in the second half of the 1800s.

In september 2010 I set up an exhibition in the  church of San Cristoforo with the subject “ La Luminara di Santa Croce” as the most important event, religious and not only, in Lucca with photos that I have taken from the eighties until 2019.

Marco Puccinelli

MARCO PUCCINELLI

o dell’occhio che cattura

 di MARIAPIA FRIGERIO

C’è un occhio, quando guardiamo, che non è l’occhio di tutti. C’è una prospettiva, quando guardiamo, che non è la prospettiva di tutti.

Ma è un certo occhio che ci fa vedere, è una certa prospettiva che ci fa assaporare («Oh, che dolce cosa è questa prospettiva!…»).

Nella fotografia, che sta dilagando in modo abnorme – ora che tutti si sentono indistintamente fotografi e modelli –, l’occhio (nel senso dello sguardo) è fondamentale. E’ quello che distingue la banalità dello scatto indiscriminato, del mordi e fuggi, del io fotografo tutto.

L’occhio di Marco Puccinelli invece cattura. E cattura in duplice senso.

Cattura immagini in primo luogo e cattura noi spettatori.

E poco importa se quello che ci dona siano paesaggi dell’India o della Persia o delle grandi capitali europee o, ancora, immagini della sua città, Lucca.

Negli scatti di Marco Puccinelli paesaggi si mescolano a volti vecchi e giovani, a gente bella e brutta, che brutta poi non è mai perché la bellezza permea queste immagini immerse di quotidianità, di quella quotidianità che ce le rende vive. Con un occhio di riguardo per tutti: dallo sguardo del bimbo indiano alla vecchietta sulla porta a Vienna. Così noi seguiamo i suoi viaggi accompagnati dal suo occhio sensibile.

E’, per certi aspetti, un reporter, ma mai un freddo catalogatore d’immagini. Reporter dei viaggi che lui – viaggiatore intelligente – ci riconsegna, inquadratura dopo inquadratura, col suo occhio amorevole.

E così c’immergiamo nel suo mondo che è il mondo che anche chi rimane inamovibile vorrebbe conoscere.

E da questo tuffo nelle sue immagini, in un mondo che non ci appartiene, ma che – tramite il suo occhio – vorremmo conoscere e, forse, anche abitare, noi riemergiamo più ricchi, più consapevoli.

MARCO PUCCINELLI
or
of the eye that catches


 of MARIAPIA FRIGERIO
There is an eye, when we look, that it is not everyone’s eye. There is a perspective when we look, which is not everyone’s perspective.
But it is a certain eye that makes us see, it is a certain perspective that makes us savor (“Oh, what a sweet thing this perspective is! …”).
In photography, which is spreading abnormally – now that everyone is indifferently photographers and models -, the eye (in the sense of the gaze) is fundamental. It is what distinguishes the banality of the indiscriminate shot, the hit and run, the I photograph everything.
The eye of Marco Puccinelli instead captures. And it captures in a double sense.
Capture images first and capture us spectators.
It does not matter if what he gives us are landscapes of India or Persia or the great European capitals or, even, images of his city, Lucca.
In the shots of Marco Puccinelli landscapes are mixed with old and young faces, beautiful and ugly people, that ugly then it is never because the beauty permeates these images immersed in everyday life, that everyday life that makes them alive. With an eye for everyone: from the look of the Indian child to the old woman on the door in Vienna. So we follow his journeys accompanied by his sensitive eye.
It is, in some respects, a reporter, but never a cold cataloger of images. Reporter of the travels that he – intelligent traveler – gives us back, framing after framing, with his loving eye.
And so we plunge into his world that is the world that even those who remain unmovable would like to know.
And from this dive into his images, in a world that does not belong to us, but which – through his eye – we would like to know and perhaps even live, we reemerge richer, more aware.